Slow-food, finger food….ne ho sentite diverse.
Oggi parliamo di food-porn. Che cosa si intende? Che c’entra col porno il cibo? E’ quella forma di erotismo per la quale il cibo viene introdotto nella bocca o negli orifizi del partner? O una forma di feeding, nutrimento erotico?
No, niente di tutto ciò. In realtà dopo una ricerca, ho capito perfettamente di che si tratta: food-porn è il racconto fotografico e ossessivo del cibo.
E’ quella tendenza a voler rappresentare sui social, in particolare Instagram, l’ultima ricetta della mamma, della nonna….Il cibo mangiato con gli occhi, insomma.
Una pubblicità (fallita a mio avviso) dei nostri gusti che dovrebbero ingenerare acquolina in bocca, desiderio.
La blogger Isabella Redaelli così scrive:
Anch’io fotografo il cibo, sì lo ammetto e non me ne vergogno, perché dovrei? Dovrebbero vergognarsi tutti coloro che a tavola fanno rumore mangiando e bevendo, a cui scappa anche qualche ruttino e che non usano il tovagliolo come andrebbe usato, e i genitori di figli che scorrazzano in lungo e in largo per tutta la sala del ristorante rompendo le scatole e disturbando i commensali presenti.
Se si fotografa il cibo è perché lo si apprezza e si ha voglia di condividerlo con altre persone.
E ancora:
Insomma il piacere del cibo prima di tutto è visivo, il che non significa che deve per forza essere junk food.
Insomma…..non del tutto convinto…O forse dovrei dire per niente convinto. Qui non si parla di visione, si parla di cibo riprodotto tecnicamente, per usare un linguaggio che strizza l’occhio a Walter Benjamin.
I commenti degli internauti, sì, è vero, rispondono alla tendenza di essere magnificati da questo cibo freddo, virtuale, insapore, inodore, sembrano tutti uguali, in serie, omologati.
Ma forse non per tutti è così…Forse la distinzione tra cibo di qualità e junk food viene a cadere.
Condivido, però, sull’uso del termine “porn”, ma non nel senso strettamente erotico, quanto sul fatto che il cibo, a mio avviso, diventa osceno, prima ancora nel suo senso etimologico, ovvero o-sceno, fuori dalla scena. Secondariamente il cibo sottratto dalla sua scena abituale diventa offensivo per il buon gusto. Nel cyberpsazio tutto diventa spazzatura!
Il cibo privo della sua fragranza naturale…che cos’è? Diviene qualcosa fuori contesto, fuori luogo.
Carmelo Bene, il grande attore e regista, molto probabilmente avrebbe detto, se miracolo fosse ancora in vita, che il cibo fotografato è come un escremento, fa schifo come la cacca, è l’al di là del cibo stesso.
Il punto è che in pochi, a mio avviso riescono, veramente, a percepire il carattere pornografico, mercificante ed eccessivo del food porn, osceno e schifoso come le deiezioni.
Un cibo mostrato nella sua interezza inessenziale, nella sua gigantografica completezza, nell’inutile primo piano, non è forse l’altra faccia della merda, non è ciò che entra nel corpo prima di uscire? Viene fissato in un fermo-immagine, perde il profumo, esalta i liquami, è cibo morto, decomposto, come uno stronzo. Non è cibo realmente e piacevolmente presente, non è mangiabile da nessuno degli osservatori, questo voglio dire.
La foto condensa i dettagli, un “primo” diventa blocco artificiale, oleoso, morbido, appicaticcio, dai colori pastello; un hamburger una grande bocca oscena spalancata che mostra porcherie non ben identificate (vedi foto); nella bistecca scorgi l’animale deformato, i resti di una carogna cotta, qualcosa di orrendo. Si rischia di dimenticare l’apporto umano culinario dato alla carne, che la rende piacevole e saporita.
Per cui il dettaglio di ciò che è naturale, al tempo stesso può diventare inguardabile.
Ovviamente mi si dirà che l’offesa data dalla visione dell’osceno è soltanto il nostro sguardo a riporlo nelle cose.
Certamente sì….in fondo ti sto solo fornendo la mia unica e individuale giustificazione per la quale io non amo il food-porn, semmai io amo il porn-food, la vera dissacrazione del cibo, usato realmente a scopo pornografico, sensual-masturbatorio, non culinario. E’ una violazione del cibo ben più sincera, una banana o un cetriolo possono perdere la loro funzione alimentare, ma è chiaro fin dall’inizio.
Il senso del pudore e il criterio dell’osceno sono dati sicuramente da fattori culturali, ma è anche l’impressione soggettiva a determinare sovversioni.
Sovversioni che possono ad esempio andare contro al sentire comune, per cui si rigetta la bellezza del cibo.
Per te che leggi e che stai osservando la foto in alto che accompagna quest’articolo, pensi realmente che il cibo abbia una bellezza?
In fondo è tutta questione di dove pendono le nostre pulsioni se verso la vita o verso la morte. Il cibo in foto è anche un fatto di sguardi, quello di chi scatta e quello di chi osserva. Il cibo fotografico diviene altro dal cibo reale. Ovunque ci sono filtri tra la realtà e la sua rappresentazione l’immagine che ne esce è pur sempre distorta.
A che serve quindi ossessionarsi sul cibo, guardarlo, commentarlo?Non è meglio tuffarsi nel cibo direttamente?
Lasciamo perdere le improvvisazioni. Affidiamoci a veri artisti delle immagini, coloro che riescono a salvare non il salvabile, ma il guardabile.
Meglio lasciar perdere di fotografare pietanze scalcinate col cellulare.
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