Memorie d’estate: quella volta a Göteborg

Tempo d’estate. Si parte, si viaggia…..  Avevo voglia di immergermi nella Svezia, da solo. Da sempre ho avuto il fascino per questo paese e le lingue scandinave, tanto che proprio in quel periodo mi ero messo a frequentare un corso di lingua svedese, alla facciazza di chi usa l’inglese come passepartout.

Memorie d’estate: giugno 2008

Ho deciso di visitare Göteborg (pronuncia Jöteboorii), in Svezia, per poco tempo, da solo, nell’intimità individuo-città, in una sorta di tuffo primordiale nell’incontro con una lingua studiata ma sconosciuta ai più, un salto di migliaia di chilometri dall’ Italia, un uomo piccolino sparato in cielo ed atterrato su una landa straniera.

E’ inutile: ho sempre considerato gli svedesi e gli scandinavi con l’occhio scrutante di un osservatore scientifico, come se fossero alieni. Eppure sono europei come noi, fanno le stesse cose che facciamo noi, hanno accolto rom e gente di colore, escono di sera, mangiano, vanno in discoteca. Ma il fascino per questo popolo chiuso e silenzioso, placido e serafico, rimane e rimarrà in me. Complessivamente,da quello che avevo notato, gli svedesi non si stressano, non sono nevrotizzati, vivono in pace nel loro essere-nel-mondo; non chiedono niente a nessuno, ma sanno dare quando occorre (per ben tre volte tre persone diverse si sono offerte di aiutarmi per strada, mentre armeggiavo la cartina per orientarmi: “Hej, behöver du hjälp? “Hai bisogno di aiuto”?); la presenza femminile si nota, quasi come se fosse l’unica, un matriarcato, una presenza che gronda di nudità e di libertà; la corporeità femminile svedese è una corporeità in festa, le “flickor” (ragazze) sono belle da vedere,, dolci, morbide e fresche come acqua di mare, profumate come confetti o come pane sfornato.

Ma com’è stato a Göteborg ?

Ho avuto la fortuna di capitare a Göteborg in un momento di caldo eccezionale, come non capitava da tempo,  e, quindi, ho potuto ammirare le bellezze al sole delle svedesi  e degli svedesi, ho esercitato la mia dote voyeuristica (sì, perché non esiste più grande connubio come quello tra solitudine e osservazione, la persona sola amplifica i gesti che incontra nel mondo per non essere fagocitato dalla noia di se stesso, è proiettato essenzialmente agli altri, forse in un tacito tentativo di comunicazione).

Ma dopo la carne c’è la “verdura”. Non è che gli svedesi siano vegetariani, sono semplicemente ecologisti, ma il loro non è un ecologismo rompipalle come la parvenza di quello italiano, che sembra uscito come un corpo estraneo da chissadove e che nessuno sopporta, spesso associato a ideologie di sinistra; l’ecologismo svedese è sano e sincero e ha messo d’accordo tutti. La gente è felice così, usa la bicicletta, non fa sprechi, fuma a un palmo di distanza dagli altri, utilizza carburante non inquinante, perché lo scopo essenziale del dna svedese è quello della difesa della natura. Così come ho visto tante coppie giovani con bambini, certe filosofie di vita si possono mettere tra parentesi vivendo in Svezia. Una teoria contro il familismo è appropriata al contesto in cui si vive. Essere contro la famiglia diventa quasi un un fatto piacevole in Italia, perché la famiglia per molti è vissuta come un ostacolo alla libertà, al lavoro, nonostante la famiglia sia predicata come la quintessenza della realizzazione umana. Schierarsi contro la famiglia è prettamente senza senso in Svezia. la famiglia è una delle tante scelte praticabili, non è un’aspirazione di stato, non è una frustrazione, non è un Olimpo. Il territorio provinciale e a misura d’uomo di Göteborg fa dimenticare l’ansia,fa dimenticare il pensiero. Io ho provato queste emozioni, ho capito guardando il mare di Göteborg, che un mondo omologato mi repelle, meglio un mondo variegato. Forse fa schifo uguale, fa paura, ma è comunque meglio.

Sono stato a visitare il Konstmuseum, dedicato all’arte moderna svedese, la piazza del municipio, mi sono addentrato nei vicoli del porto, ho conquistato una “signorina” del servizio clienti dell’albergo in cui ero, che si divertiva a parlare svedese con me.

Era sicuramente molto incuriosita dal fatto che un italiano andasse in Svezia per esercitare lo svedese!

Molta gente, ristoratori, negozianti, passanti, appena sentono che sei straniero o non parli bene la loro lingua, ti rispondono subito in inglese. Non so se sia un vezzo snobistico verso il forestiero oppure un atto di cortesia….Solitamente qualunque Paese è un po’ campanilista, tranne la Svezia, forse…

Ma io non desistevo e, imperterrito, cercavo di parlare solo svedese, anche perché quello era uno dei motivi che mi aveva portato là. Un’altra cosa che ho avuto modo di appurare, dopo alcuni resoconti letti, è che gli svedesi hanno il vizio di sputare per strada (anche gli ecologisti hanno i propri limiti!); anche le donne sputano e ruttano senza pietà…Ma per me la femminilità riposa anche in un rutto, non è quello il punto: in un rutto nordico, come nel “barfota” (passeggiare a piedi nudi o fare pediluvi pubblici) c’è il sapore estremo e scanzonato della libertà e di una goliardia serafica, non offensiva. In uno sputo svedese c’è estetismo, c’è stile.

Ho visto però comportamenti pubblici che non sarebbe stati ammessi in un parco pubblico italiano. E quando parlo di non ammissione, parlo più che altro di sguardi curiosi e divertiti. L’italiano sanziona attraverso lo sguardo, non attraverso le multe.

Ho visto con naturalezza una ragazza succhiare un capezzolo a un’altra ragazza in un parco; una moglie che si faceva toccare il culo al ristorante dal marito.

Ma a parte tutto…cosa vedere a Göteborg?

Sicuramente più che il vedere contemplativo, c’è una fruizione corporeo-sensitiva: posti dove si mangia (mercati come stora saluhallen;  la feskekorka (ora chiusa), ovvero la chiesa del pesce, un edificio del XIX secolo dallo stile gotico adibito al mercato del pesce; parchi naturali e giardini botanici; Hagabadet, la più antica spa di Göteborg; il museo Maritiman, uno dei più grandi musei galleggianti almondo che contengono imbarcazioni e navi).

Ma a parte tutto….qualche interessante incontro?

No, nessuna svedese mi ha assalito, né mi ha invitato a casa sua, contrariamente al fidanzato di una mia collega, che, sempre a Göteborg, è stato veramente “attaccato” da una sedicenne ninfomane e ubriaca.

La vita di ognuno è come una roulette….

C’èst la vie…

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