Mi ritengo un libero pensatore. E come tale accetto sempre la sfida (con me stesso e con gli altri) di dire come la penso, lontano da pregiudizi sociali, morali, politici. Non mi è mai piaciuto schierarmi dentro un credo, una bandiera; lo schieramento obbliga a conformarsi sempre a una dottrina, una disciplina, un modo comune di vedere o opinare. Io invece invece vado al cuore della sostanza, alla sua nudità, alla sua riduzione essenziale.
Cosa succede se oggi parlo di Alfonso Signorini?
Lo faccio ben sapendo che mi attirerò le lodi di qualcuno e gli strali di qualcun altro, ma d’altronde questo blog si è proposto di parlare di racconti e di emozioni, quindi temi che fanno parte bene o male del lavoro quotidiano di Sig. Alfonso.
Quest’uomo, a mio avviso, è riuscito a portare un marchio personale anche all’interno di un programma come Grande fratello che per molti è sempre stato un po’ il simbolo del voyeurismo sadico, dell’ oggettivazione umana, dell’ ignoranza e della volgarità. Signorini è un giornalista con un passato da professore di liceo, classicista. A un certo punto della sua vita si è lasciato sedurre dal gossip, dalle storie da portinaia. Un’operazione difficile, forse per qualcuno incomprensibile, quella di aver cercato di mediare tra alto e basso, da un poema di Omero, a “Chi”, dalle regie teatrali al Grande Fratello Vip dai consigli di classe alle cene esclusive in Costa Smeralda o a Cortina a fianco del jet-set.
Si definisce un cattolico, sostiene orgogliosamente l’ omoaffettività, ha scoperto l’omosessualità con travaglio, passando anche per le donne, ha conosciuto il dolore, ma è allegro, dissacrante, con alle spalle una leucemia dalla quale è guarito…lui rappresenta l’esatto contrario di qualsiasi stereotipo: si veste spesso di viola in barba alle superstizioni del mondo dello spettacolo, al Grande Fratello si prende per il bavero da solo quando eccede, è capace di zittire e rimproverare per riportare all’ordine gli ospiti e i concorrenti, abile a separare molto bene il faceto dal serio, dolce e comprensivo, ma durissimo a tempo debito.
E’ proprio in questa sua serietà, questa capacità trasformistica di divisione degli ambiti, di passare dalla frivolezza alla profondità dei sentimenti che si riconosce il Signorini umanista e letterato.
Al Grande Fratello lo sforzo che egli compie per affogare ogni cosa nel trash, fallisce immancabilmente per l’emersione occasionale di un certo lessico, un proverbio colto o del suo ruolo originario di educatore.
Signorini ha rivoluzionato la narrazione di questa trasmissione, per plasmarla a sua immagine. Il Grande Fratello Vip ormai non è più una sterile passarella, sembra costruito con l’intento di creare un’autentica scuola di formazione personale, in cui tutti i concorrenti regrediscono a uno stadio infantile o adolescenziale. Diventano tutti uguali, nonostante non vorrebbero esserlo.
Lo spettatore si dimentica dell’essere VIP (molto poco VIP in ogni caso) dei personaggi, che sono pedine in mano agli autori della trasmissione e a Signorini; sono come suoi allievi e lui cerca in tutto e per tutto di motivarli, rimproverarli, ascoltarli, consolarli, punirli con scherzi. Diventa il padre adottivo di questi discolacci che devono resistere reclusi e comportarsi degnamente (se si bestemmia o si fanno battute sessiste si esce).Afonso parla molto bene di loro ai genitori che vengono a visitarli con un mordi e fuggi. “Suo figlio è una persona molto sensibile, lo sa? Ma è contento o no di come si sta comportando Elisabetta? Cosa si sentirebbe di dirgli?”
Per dare un corpo alla narrazione di queste vite ingabbiate, ecco che l’aspetto frivolo e gossiparo fa capolino: il sadismo (buono) di Alfonso insiste su certi particolari, da padre diventa il fratello cattivo che vuole per forza sapere i dettagli di una storia d’amore che si consuma sotto una telecamera, ma non valica mai il limite del cattivissimo gusto. Si stufa lui stesso dei litigi, anche se poi è il primo a tentare di volerli raccontare.
Cosa sarebbe un GF senza gossip?
Ebbene sì, d’altronde il gioco è quello, Il Grande Fratello non può tradirsi, deve reggere come trasmissione trash e scacciapensieri. Deve assolvere a una funzione identificativa da parte delle masse che non hanno voglia di sopportare la trama di un film troppo impegnativo.
Piuttosto, quello che potrebbe in un sol colpo vanificare tutto questo sforzo critico e osservativo verso Il Grande Fratello, sarebbe l’ipocrisia della finzione.
La finzione della TV che uccide l’autenticità delle emozioni….in fondo siamo tutti attori; il dibattito intorno alla finzione, la gara a resistere di fronte alla difesa della verità. Questa verità tanto cercata, questa finzione tanto contrapposta per ambizione di intelligenza (“non sono fesso come loro che credono”)
Ma anche gli attori però riescono a commuoverci o a irritarci, consoliamoci così (nel dubbio). E l’ipocrisia sembra tuttavia un problema che agita sempre anche i partecipanti tra di loro, sempre a chiedersi se i loro compagni basino il loro modo di essere su strategie di gioco o su autenticità.
In ogni caso mi interessa la verità di Signorini, quella di essere un classicista e un uomo distinto. Questo è un dato di fatto.
Tra una tetta, una bestemmia, un culo, un’eliminazione….Signorini ci raddrizza ogni tanto con qualche guizzo di intelligenza.
Qualcuno se la ride, qualcuno non capisce, qualcuno rimane assolutamente affascinato, qualcun altro irritato, qualcun altro si chiede cosa ci fa lì il nostro Alfonso (adoooro) invece che fare il professore o il regista teatrale.
Del resto il mondo è bello perché è vario e la TV ci ha dato quella magica libertà di schiacciare un pulsante per uccidere anche le realtà più finte o volgari e cambiare canale. Evidentemente, però, secondo le ultime notizie, il canale è stato cambiato un po’ troppo e questo ha distrutto il sig. Alfonso e il suo impegno anti-trash. Ce ne rammarichiamo, nonostante tutto, e siamo con lui.
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